Conclusioni

 

I Consorzi per lo sviluppo industriale, come abbiamo visto sono stati istituiti nel dopoguerra, con il fine di incentivare lo sviluppo industriale anche al sud, quando le istituzioni hanno “finalmente” preso atto del grado di “arretratezza economica” del Mezzogiorno d’Italia ed a seguito del fallimento della riforma agraria, dovuto all’abbandono delle terre da parte dei contadini meridionali per andare a lavorare nelle fabbriche del nord del paese rendendo cosi possibile il “Miracolo economico Italiano”.

                  Iniziano cosi gli interventi straordinari per il mezzogiorno mediante l’istituzione della “Cassa per il Mezzogiorno” con priorità degli interventi a favore dei Consorzi per lo sviluppo industriale. Questi Enti in quasi cinquanta anni di attività hanno realizzato moltissime infrastrutture, favorendo lo sviluppo industriale in agglomerati e fornendo servizi alle imprese.

                  Possiamo dire che in questi anni i Consorzi hanno perso di vista il loro obbiettivo principale che è quello di favorire l’insediamento di nuovi impianti industriali, in appositi agglomerati, favorendo cosi lo sviluppo industriale del sud del paese (visto che i Consorzi sono situati quasi totalmente nelle regioni meridionali, tranne 7 che si trovano nelle ex aree depresse del centro-nord).

                   Essi infatti sono diventati degli “erogatori di servizi”. La loro attività principale non è quella di promuovere lo sviluppo industriale in un’area ma quella di fornire servizi alle imprese. Inoltre, se a questo aggiungiamo il fatto che nell’Assemblea Generale dei Consorzi siedono persone delegate dai soci (altri Enti Pubblici) di colori politici diversi che non fanno altro che dare instabilità all’Ente, si arriva a capire come mai si è perso l’effettivo oggetto sociale dei Consorzi.

                  Le cose cominciano a cambiare agli inizi degli anni ’90 con il riordino delle P.A. e con la delega da parte dello Stato alle Regioni delle funzioni di controllo e di indirizzo dei Consorzi Industriali.

                  Dopo tanti ritardi finalmente la Regione Calabria dà un nuovo regime giuridico ai Consorzi per le aree, i nuclei e le zone di sviluppo industriale con la Legge Regionale 24/12/2001 n. 38, prevedendo la modifica degli statuti dei cinque Consorzi presenti sul territorio regionale e recuperando il Consorzio per il nucleo industriale di Lamezia Terme per il quale era in corso una procedura di liquidazione.

                  Con questa legge si dà innanzitutto più stabilità all’amministrazione dell’Ente ed infatti è prevista una partecipazione della Regione non inferiore al 25%. Quindi diventa più forte il peso della Regione nell’Assemblea Generale. I Consorzi diventano strumenti della Regione e pertanto devono sottostare alle direttive della Giunta e dell’Assessore all’industria, che esercitano sugli stessi l’attività di vigilanza e controllo.

                  Adesso, con la riforma, i Consorzi sono effettivamente dotati di tutti gli strumenti per lanciare lo sviluppo industriale delle regioni meridionali e creare, cosi, nuova occupazione. L’orientamento da prediligere è quello di attuare delle politiche di “Marketing Territoriale” promuovere gli agglomerati, mostrando agli imprenditori le potenzialità e i punti di forza di queste aree. Tra poco con l’ingresso nell’U.E. dei paesi dell’est si abbasseranno tutti gli indici sociologici e le regioni meridionali usciranno fuori dalle aree di intervento dell’U.E. per lo sviluppo industriale (Obbiettivo 1). Cosi ancora un’altra volta il meridione rischia di perdere il treno che porta allo sviluppo industriale. Se non vogliamo che ciò accada bisogna convincere gli imprenditori di altre aree d’Europa e d’Italia ad investire in queste Regioni e questo compito spetta ai Consorzi per lo sviluppo industriale. In fondo non è difficile, basta solo convincersi che il “Marketing Territoriale” è ciò che serve per attrarre gli imprenditori ed il “Direct Marketing” (organizzare fiere, convegni, ecc…) è lo strumento ideale per entrare in contatto con gli imprenditori. Pertanto è necessario realizzare piani di marketing efficaci che riescano nelle  intenzioni e che non abbiano costi eccessivi.

                  D’altra parte, al fine di assicurare maggiore sviluppo agli insediamenti industriali deve essere necessariamente dilatato il concetto di “industria” nel senso che gli agglomerati industriali dovranno necessariamente diventare agglomerati non solo di produzione ma anche, forse e soprattutto, di servizi. Da qui ne consegue che probabilmente in un prossimo futuro negli agglomerati industriali Calabresi si vedranno sempre di meno ciminiere e sempre di più imprese che producono beni sotto forma di servizi, per cui si dovrà pensare sempre di più alla dotazione delle stesse aree industriali di nuove e diverse infrastrutture quali per esempio la fibra ottica.

                  L’epoca della deindustrializzazione sembra definitivamente superata attraverso la creazione di piccole e medie imprese che operano in settori diversi rispetto al passato e la grande industria pesante sta lasciando il posto al settore agroalimentare e dei servizi.

                  La crescita del meridione d’Italia passa attraverso la crescita dei Consorzi industriali. Tale concetto sembra essere definitivamente acclarato dal legislatore regionale laddove nella nuova legge di riforma dei Consorzi si dice che i Consorzi sono strumenti per l’attuazione della politica industriale della regione Calabria, questa affermazione legislativa è stata corroborata nei fatti con il recente accordo di programma quadro tra il governo della repubblica e la regione Calabria quando si sono destinate notevoli risorse su base triennale ai Consorzi industriali Calabresi.

                   Pensiamo che la strada imboccata sia quella giusta in considerazione del fatto che gli agglomerati industriali rappresentano l’habitat naturale perché nuove imprese possano nascere e crescere soprattutto in considerazione del fatto che gli agglomerati industriali sono aree ecologicamente attrezzate capaci, pertanto, di assicurare servizi a chi vuole fare impresa. Da questa considerazione discende che bisogna evitare la polverizzazione dell’intervento pubblico nelle nuove politiche industriali al fine di costruire, anche sull’esperienza di altri paesi Europei tipo l’Irlanda,  tutta una serie di distretti industriali capaci di andare a costituire l’asse portante di una nuova politica di crescita e di sviluppo del meridione d’Italia.